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Su una collina dell'agro di Borutta
sorge la chiesa di San Pietro di Sorres. Al suo fianco, in posizione
arretrata, si articolano le strutture del monastero benedettino; entrambe
si distinguono per la stessa muratura bicroma di filari di bianco calcare
e scura pietra lavica. Il contrasto tra il paesaggio agricolo, assolutamente
privo di abitazioni, e la grandezza della chiesa fa apparire la facciata
più imponente e alta dei suoi 11 metri. Nell'antichità i
rilievi e le cime venivano sentiti come luoghi sicuri o quantomeno difendibili,
per questo sono stati spesso sede di insediamenti.
Ritrovamenti archeologici hanno provato che il territorio su cui sorge
il complesso di San Pietro di Sorres era abitato fin dall'epoca neolitica.
La continuità insediativa sul colle è testimoniata dai
resti di un nuraghe che si innalzava nel punto dove nel Medioevo venne
costruito il prospetto est della chiesa con la grande abside e le tre
monofore (finestre con una sola apertura) che all'alba inondano di luce
il presbiterio.
Svariati beni di uso comune, come lucerne, ceramiche e oggetti intagliati
in osso, testimoniano il succedersi prima dei punici poi dei romani.
E' proprio una lucerna, decorata con una croce e la palma, simbolo di
martirio, a datare l'arrivo in questi luoghi del Cristianesimo nel V-VI
secolo. Il territorio di Sorres oramai stabilmente abitato dovette, nel
VII secolo, vivere un periodo di relativa ricchezza, come testimoniato
dal ritrovamento di una brocca, di una fibbia di bronzo e di una coppia
di orecchini in argento. Si può ipotizzare che nel lungo periodo
in cui l'isola fu sotto il controllo dell'impero Romano d'Oriente a Sorres
vi fosse un insediamento.
I secoli che vanno dall'VIII al X rappresentano per tutta la Sardegna
un momento di silenzio delle fonti. La mancanza di notizie è particolarmente
grave per Sorres perchè, proprio allora, naque l'abitato. Furono
probabilmente le esigenze di culto di quel giovane paese abitato da pastori
e contadini che portarono alla costruziione della chiesa. La mancanza
di una tradizione edilizia locale capace di costriure una grande chiesa
e poi di coprirla con una volta in pietra portò alla ricerca di
maestranza capaci. Queste vennero da oltremare cosi' come testimonia
lo stile romanico pisano.
Nel XII secolo documenti riguardanti Sorres e la sua chiesa riferiscono
come questa fosse oramai sede vescovile. L' edificio fu costruito in
due fasi, una della seconda metà dell'XI secolo, l'altra della
seconda metà del XII. Le dimensioni sono ragguardevoli: 33 metri
di lunghezza per una larghezza di 13 metri. All'interno si ritrova la
bicromia nei grandi pilastri e negli arconi che dividono l'aula in tre
navate. La centrale è di dimensioni maggiori rispetto alle laterali;
tutte sono coperte con volte a crociera. Tra le cose da notare in una
visita alla chiesa si segnalano certamente un grande pluteo, ossia una
lastra in pietra decorata con due grandi ruote intarsiate, risalente
alla fine del XII secolo, collocato lungo la navata laterale destra;
l'iscrizione, che rischia spesso di passare inosservata, posta al di
sotto della soglia d'ingresso del grande portale in facciata, dove si
legge il nome di Mariane maistro (maestro Mariano), probabilmente colui
che diresse i lavori di costruzione della chiesa. La presenza della firma
in un'opera medievale è un dato raro e importante perchè fornisce
un documento sull'edificio e testimonia la coscienza che l'artista aveva
di sé e del suo operato.
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